Perché parliamo tanto di sostenibilità ambientale

Perché parliamo tanto di sostenibilità ambientale (e cosa possiamo fare per non parlarne e basta)

April 20, 2023


L’importanza della sostenibilità ambientale è ormai riconosciuta in tutto il mondo come una questione cruciale per il nostro pianeta e per le generazioni future. Quando parliamo di  “sostenibilità ambientale” ci riferiamo alla capacità di un sistema, sia esso una società, un’industria o un ecosistema, di continuare a esistere senza danneggiare le risorse naturali o compromettere il benessere delle persone che lo abitano.

La sfida della sostenibilità ambientale richiede un approccio olistico e integrato, che coinvolga tutti i settori della società: dalle imprese ai governi ai singoli cittadini perché si tratta di trovare, tutti insieme, dei compromessi che permettano di ottimizzare le risorse che scarseggiano e di modificare abitudini e comportamenti dannosi per l’ambiente.

 Ognuno di noi ha un ruolo importante da svolgere nella costruzione di un futuro sostenibile.

Cosa possiamo fare noi: uno stile di vita sostenibile

Ridurre il proprio impatto ambientale è uno dei modi più efficaci per dare il proprio contributo alla sostenibilità. Ma come si fa, nel concreto, ad inquinare meno?

Spesso si pensa che per contribuire alla salvaguardia del pianeta sia necessario fare dei sacrifici impegnativi. In realtà sono sufficienti pochi semplici accorgimenti per ridurre l’impatto sull’ambiente senza stravolgere il proprio stile di vita.

Giusto qualche esempio delle cose che tutti noi possiamo fare, cambiando di poco le nostre abitudini e, in alcuni casi, scoprendo anche qualcosa di nuovo:

  1. Ridurre il consumo di energia: ne abbiamo parlato approfonditamente in questo articolo e lo sintetizziamo anche qui. Si può ridurre il consumo di energia a casa, spegnendo le luci quando non servono, utilizzando elettrodomestici a basso consumo energetico e scegliendo fonti di energia rinnovabile.
  1. Ridurre l’uso dell’acqua: l’acqua è una risorsa preziosa, perciò è importante ridurne l’utilizzo. Basta adottare semplici accorgimenti, come chiudere il rubinetto mentre ci si spazzola i denti o quando si fa la doccia, ad esempio. O anche riutilizzare l’acqua di cottura per innaffiare le piante.
  1. Ridurre l’uso dell’auto: in Europa, le autovetture sono fra i mezzi più inquinanti, considerato che generano il 60,6% del totale delle emissioni di CO2. Il car sharing, l’uso di mezzi di trasporto pubblici, andare in bicicletta o a piedi invece di utilizzare l’auto privata, può contribuire in modo significativo alla riduzione di emissioni.
  1. Essere sostenibili in cucina: come abbiamo spiegato in questo post, le nostre scelte alimentari sono fondamentali per il futuro del pianeta. Ma questo non significa affatto dover rinunciare ai sapori che amiamo. Basta solo informarsi sulle alternative: se posso mangiare una tagliata buonissima ma che non proviene da carne animale, non rinuncio al piacere del gusto e scelgo di non contribuire all’inquinamento legato agli allevamenti animali.
  1. Scegliere prodotti sostenibili: scegliere prodotti che rispettino l’ambiente può avere un impatto significativo sulla sostenibilità ambientale. Si possono preferire prodotti biologici, a chilometro zero, a basso impatto ambientale e utilizzare prodotti riutilizzabili come borracce o sacchetti della spesa.
  1. Riciclare: riciclare i rifiuti è un’azione semplice ma importante, che può ridurre significativamente la quantità di rifiuti che finiscono nelle discariche. La produzione di nuove lattine di alluminio da materiali riciclati, ad esempio, richiede il 95% di energia in meno rispetto alla produzione di lattine da zero.

Cosa possono fare i governi: pensare alle prossime generazioni

La sostenibilità ambientale non riguarda solo il nostro impatto sull’ambiente, ma anche l’equità sociale ed economica. Per questo la sostenibilità deve essere vista come una questione di giustizia ambientale e sociale: ogni persona ha diritto a un ambiente sano e sicuro.

I governi hanno un ruolo fondamentale nel garantire la sostenibilità ambientale come diritto di tutti, perché hanno il potere di adottare politiche e misure che possono avere un impatto sull’intera società. Spesso però i governi danno la precedenza a politiche a breve termine, pensate per andare incontro alle necessità più immediate dell’elettorato. 

Manca il coraggio di fare scelte che possono apparire impopolari sul momento, ma che hanno come obiettivo il futuro delle prossime generazioni.

Una politica a lungo termine, ad esempio, dovrebbe necessariamente prevedere la riduzione delle emissioni di gas serra e la transizione verso fonti energetiche rinnovabili. Mettere al centro delle proprie agende la salvaguardia delle risorse naturali, come la protezione della biodiversità e la conservazione delle foreste. I governi dovrebbero incentivare la ricerca e l’innovazione tecnologica, per promuovere soluzioni sostenibili e ridurre l’impatto ambientale delle attività umane.

Molto può essere fatto anche attraverso campagne educative per promuovere l’adozione di comportamenti sostenibili, anche attraverso politiche fiscali e normative. Incentivare l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici e il consumo di cibo e prodotti a basso impatto ambientale.

COP27 e gli accordi internazionali

Parlando di cosa possono fare attivamente i governi non possiamo non pensare a COP, la “Conferenza delle Parti” dei Paesi ONU. 

Ecco cosa è stato stabilito durante l’ultima COP che si è tenuta in Egitto a novembre dello scorso anno con le parole di uno dei giornalisti italiani che l’ha seguita in presenza, Ferdinando Cotugno: «un accordo di portata storica: la creazione di un fondo per compensare i Paesi che subiscono i danni e le perdite della crisi climatica. Ci vorranno altri due anni di trattative per renderlo operativo, stabilire chi avrà diritto a queste risorse, chi avrà il dovere di erogarle e soprattutto come trovarle, ma è il primo riconoscimento nel negoziato multilaterale dell’Onu del diritto dei paesi vulnerabili a essere compensati economicamente per i disastri di una crisi che quelli industrializzati hanno creato […].

Come spiega Harjeet Singh, capo stratega della rete Climate Action Network, grande compagno di questo viaggio, «con la creazione di un fondo loss and damage la COP27 ha mandato un avvertimento agli inquinatori: non possono più non pagare un prezzo per la distruzione climatica. Da ora in poi sono stati riconosciuti responsabili per le tempeste, le inondazioni, l’aumento del livello del mare».

Evidentemente si tratta più di un messaggio, di un simbolo, che di qualcosa di realmente risolutivo. Anche perché, come sottolinea sempre Cotugno nella sua newsletter “Areale”: «Sono i risultati di due diverse ricerche pubblicate di recente, e dimostrano come oggi, in mondo dominato dal discorso sull’energia, il cibo sia il grande angolo cieco della crisi climatica. Un paradosso, aggravato dal fatto che di sistemi alimentari non si parla nemmeno nelle COP, le conferenze delle parti dell’Onu per combattere i cambiamenti climatici. […]

La prima ricerca è stata pubblicata su Nature Climate Change e ha calcolato che il nostro modo di produrre e consumare cibo rischia di costare al mondo – da solo – un ulteriore aumento di temperatura di +0.7°C in uno scenario di crescita di popolazione che rallenta, e di +0.9°C in uno scenario di crescita di popolazione che non rallenta, da sommare allo +1.1°C attuale già raggiunto. […]

Il problema è che del resto almeno si parla tanto, mentre di cibo in chiave climatica ancora troppo poco. Il 75 per cento di queste emissioni alimentari derivano dai prodotti che emettono più metano, il gas serra più potente, in particolare dagli allevamenti e, in misura minore, dalle risaie. La metà di questi rischi di aumento di temperature potrebbero essere tagliati riducendo il consumo di carne nei paesi più industrializzati sotto i livelli di guardia per la salute consigliati dalla Harvard Medical School».

Il ruolo delle aziende: nuovi processi per una crescita sostenibile

Tra i principali attori sulla scena della sostenibilità ambientale ci sono, per ovvi motivi, le aziende: i processi produttivi sono tra le principali cause di inquinamento e la loro riprogettazione può davvero fare la differenza per il futuro del pianeta. 

Le aziende hanno come ragion d’essere la ricerca del profitto e questo è naturale: senza profitto non potrebbero sostenersi e garantire beni, servizi e occupazione. Ciò che deve cambiare però è il modo in cui vengono progettati i processi produttivi che conducono a quel profitto, dalla gestione degli uffici, alla logistica, alle emissioni.

Oggi tutte le attività produttive devono essere consapevoli, misurare, monitorare e ridurre al minimo il proprio impatto ambientale. Si tratta chiaramente di una sfida non semplice: modificare i processi aziendali ha costi importanti. Ma nessun manager che abbia una visione di lungo periodo può ignorare l’importanza di investire in una crescita sostenibile.

Volendo fare una panoramica delle azioni che manager e direttori operativi possono implementare per andare nella giusta direzione, possiamo citare in primo luogo l’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale e l’investimento in ricerca e innovazione

Bisognerà poi migliorare l’efficienza produttiva: il fatto che una cosa si sia sempre fatta nello stesso modo è un ottimo motivo per ripensarla da capo. Efficientare i processi produttivi è cruciale per rendere le aziende più competitive sul mercato e più sostenibili per l’ambiente.

Tra le azioni che le aziende possono implementare per essere più sostenibili ci sono sicuramente la riduzione delle emissioni nocive, una gestione più attenta delle risorse naturali e l’adozione di pratiche di consumo responsabili. Ad esempio, adottando un approccio di economia circolare, che prevede la riduzione degli sprechi e il riutilizzo dei materiali, in modo da creare un ciclo virtuoso di produzione e consumo. 

Questo dovrebbe innescare un cambiamento anche culturale all’interno dell’azienda: se ben trasmessa, dipendenti e stakeholder vedranno la sostenibilità, non come un limite ma come un valore fondamentale per il successo.

Le aziende che scelgono un approccio sostenibile dovrebbero ricordare che in questo modo possono non solo contribuire alla difesa dell’ambiente, ma anche creare nuove opportunità di business, basate sulla sostenibilità.

Come abbiamo potuto esaminare, dunque, la sostenibilità ambientale non richiede necessariamente uno stravolgimento delle abitudini, ma un ripensamento generale su come si è agito fino ad ora. E di certo serve un approccio integrato che coinvolga tutti i settori della società. 

Ciascuno di noi ha un ruolo da svolgere nella costruzione di un futuro sostenibile. Solo cambiando tutti insieme possiamo fare la differenza per il nostro pianeta.


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